Cessione del quinto: cosa succede in caso di morte?
Tutti i prestiti con cessione del quinto sono coperti da una polizza assicurativa obbligatoria per legge che tutela entrambi le parti dalla perdita di lavoro e della propria vita.
Il rischio vita è il rischio che il debitore muoia prima della scadenza del contratto di finanziamento. Grazie alla polizza assicurativa per rischio vita, in caso di morte prematura del debitore, è la compagnia assicurativa a rimborsare il debito residuo.
Infatti, il debitore sarà tenuto a versare il premio assicurativo al momento della sottoscrizione del contratto di cessione del quinto.
L’importo del premio varia da diversi fattori quali: l’età del debitore, il sesso, le sue condizioni di salute, la condizione lavorativa e la durata del finanziamento.
Infatti, per esempio, maggiore sarà l’età del richiedente, maggiore è il rischio che muoia prima dell’estinzione del debito e di conseguenza maggiore sarà il premio assicurativo da versare.
Oppure, maggiore sarà la durata del prestito maggiore sarà la somma assicurativa e viceversa.
Chi paga la cessione del quinto in caso di morte?
Come abbiamo detto è la compagnia assicurativa che si occupa di risanare il debito con le banche o gli istituti di credito in caso di morte del debitore.
Nella maggior parte dei casi gli eredi sono svincolati dal pagamento del debito ma ci sono delle eccezioni.
Ogni compagnia assicurativa solitamente applica delle cause di esclusione al momento della stipula del contratto. Se la morte avviene per una delle cause inserite nella polizza assicurativa, la copertura assicurativa non sarà valida e gli eredi dovranno rimborsare la banca creditrice. Fra le più comuni abbiamo:
Quali sono le cause di esclusione nella cessione del quinto in caso di morte?
Fra le cause più comuni applicate nei contratti assicurativi abbiamo:
- il suicidio del debitore entro 24 mesi dalla firma della polizza;
- la morte del debitore a causa di comportamenti dolosi;
- la morte per gravi condizioni di salute già previste nel contratto.
Di norma la compagnia assicurativa richiede un’autocertificazione per valutare il rischio clinico del debitore per cui la compagnia può decidere di escludere alcune cause di morte.